Norme CEI

CEI 64-8 – Protezione e manovra nella V3

Il 1 giugno 2017 è entrata in vigore la V3 alla norma CEI 64-8 e gli argomenti trattati e sviluppati nel nuovo aggiornamento, rispetto all’edizione del 2012, sono molti.

La Variante 3 Norma CEI 64-8 ha introdotto numerose novità per gli addetti ai lavori del comparto elettrico, di seguito si evidenziano di maggiore interesse quotidiano per l’installatore, con particolare riferimento al coordinamento dei dispositivi di protezione e di manovra.

I capitoli e le sezioni che sono stati oggetto dell’aggiornamento sono i seguenti:

  • 422. Protezione contro gli incendi;
  • 53. Dispositivi di protezione, di sezionamento e di comando;
  • 551. Gruppi generatori a bassa tensione;
  • 559. Apparecchi e impianti di illuminazione;
  • 570. Coordinamento dei dispositivi di protezione, sezionamento, manovra e comando;
  • 714. Impianti di illuminazione situati all’esterno;
  • 715. Impianti di illuminazione a bassissima tensione;
  • 753. Cavi scaldanti e sistemi di riscaldamento integrati.

La sezione 570, inoltre, formalizza nella norma CEI 64-8 alcuni aspetti poco formali ma sostanziali che in molte occasioni vengono invece trascurati, ovvero il coordinamento tra dispositivi di:

  • manovra (interruttori di manovra / interruttori di manovra-sezionatori / contattori);
  • protezione (interruttori automatici / fusibili / interruttori differenziali).

Principalmente la sezione di focalizza su:

  • la protezione contro le sovracorrenti di un interruttore differenziale;
  • la protezione contro il cortocircuito di un dispositivo di manovra.

PROTEZIONE DI UN DIFFERENZIALE CONTRO LE SOVRACORRENTI
La protezione di un interruttore differenziale contro le sovracorrenti richiede in alcune situazioni particolari, ma nemmeno troppo, una certa attenzione.

Un primo caso è in occasione di cortocircuito a terra. Nella scelta di un differenziale per l’installazione in un sistema TN la norma CEI 64-8, art. 536.2.2 prescrive infatti che sia verificata la disuguaglianza IΔm ≥ U/Z dove IΔm è il potere di chiusura e di interruzione differenziale previsto per gli interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente incorporati, comunemente detti differenziali puri, tra i dati di targa specificati dal costruttore.

Un interruttore differenziale è infatti chiamato per propria natura ad interrompere o stabilire, qualora il guasto fosse pre-esistente, soltanto correnti di guasto a terra, ma se in un sistema TT la corrente di guasto a terra è di solito modesta, in sistema TN la corrente verso terra è una corrente di cortocircuito (monofase a terra) e come tale può essere anche elevata.

Se tale condizione non è soddisfatta, deve essere IΔc ≥ U/Z, dove IΔc è la “corrente di cortocircuito differenziale condizionata” specificata dal costruttore, cioè la corrente di guasto a terra che il differenziale è in grado di interrompere e stabilire, a condizione di essere protetto da un interruttore automatico, oppure da fusibili, indicati dal costruttore.

Un secondo caso di interesse è in occasione di un cortocircuito tra le fasi. Il potere di chiusura e di interruzione in condizioni di cortocircuito tra le fasi (Im) di un interruttore differenziale puro è infatti in genere modesto, ma una corrente di cortocircuito tra le fasi che di per sé non dovrebbe portare all’intervento del dispositivo, essendo molto elevata in combinazione con le inevitabili differenze dovute alle tolleranze realizzative tra le fasi genera un flusso magnetico diverso da zero nel toroide che può portare allo sgancio (in accordo alle norme di prodotto questo non deve avvenire fino a 6 volte la corrente nominale).

Oltre che intempestivo questo sgancio avviene in condizioni di cortocircuito tra le fasi e quindi molto probabilmente senza che il dispositivo abbia un potere di interruzione adeguato.

Per scongiurare questa situazione pericolosa devono essere rispettate le indicazioni del costruttore in termini di interruttore automatico, o fusibili, da associare all’interruttore differenziale puro e la corrente di cortocircuito condizionata Inc, cioè la corrente di cortocircuito tra le fasi, che il differenziale puro è in grado di stabilire e di interrompere, a condizione di essere associato a quel dispositivo di protezione.

Quest’ultimo aspetto ovviamente deve essere verificato dall’impiantista: la corrente di cortocircuito condizionata Inc deve essere maggiore della corrente di cortocircuito presunta (tra le fasi) nel punto di installazione.

Ad eccezione di quest’ultima verifica, tutti questi problemi non interessano interruttori magnetotermici differenziale, dal momento che il loro potere di interruzione in condizioni di cortocircuito è sia tra le fasi sia verso terra.

PROTEZIONE CONTRO IL CORTOCIRCUITO DI UN INTERRUTTORE DI MANOVRA
In occasione di un cortocircuito, ad un interruttore di manovra è richiesto di sopportare senza danni da chiuso la corrente di cortocircuito nel punto in cui è installato, per tutto il tempo che il dispositivo di protezione presente nel circuito impiega per interromperla.

In occasione di chiusura su un cortocircuito preesistente, ad un interruttore di manovra di stabilire senza danni la corrente di cortocircuito.

Non avendo sganciatori di sovracorrente, non è viceversa richiesto che sia in grado di interrompere una corrente di cortocircuito ed in generale potrebbe non essere in grado nemmeno di assicurare le prime due prestazioni, fino alla corrente di cortocircuito presunta se non opportunamente protetto.

Ovvero la protezione contro il cortocircuito di un interruttore di manovra è garantita quando la corrente nominale condizionata di cortocircuito, presente tra i dati di targa specificati dal costruttore, è maggiore o uguale alla corrente di cortocircuito presunta nel punto di installazione dell’interruttore di manovra e l’interruttore di manovra è in coppia esatta con l’interruttore automatico o i fusibili, indicati dal costruttore.

A cura della segreteria CON.SI – Fonte archivio Tecniche Nuove