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Fotovoltaico domestico: offerte poco attendibili

Molti venditori in giro per l’Italia offrono spesso impianti fotovoltaici sovradimensionati rispetto ai consumi elettrici e a costi molti elevati per kW installato con conseguente danno del mercato.

È bene che i committenti prestino attenzione alle proposte di realizzazione di impianti fotovoltaici domestici sui loro tetti, in giro per l’Italia si registrano casi dove vengono fatte offerte “standardizzate” da considerare “fuori mercato”.

Un Installatore professionista, prima di proporre l’impianto e l’offerta economica, dovrebbe prestare attenzione non solo ai consumi annuali elettrici del cliente, ma anche al suo profilo di consumo giornaliero, mensile e annuale.

Schema impianto fotovoltaico domestico

Un esempio significativo di offerta poco attendibile è quello relativo alla proposta per un impianto FV da 4,5 kWp per una famiglia che abita in centro Italia, con consumi elettrici intorno ai 2000 kWh/anno che provvede per il fabbisogno di termico con una caldaia a biomassa.

A parte del fatto che il prezzo offerto per l’impianto preso ad esempio può raggiungere i 15mila euro (Iva inclusa), bisognerebbe capire se l’offerta comprende i costi per l’eventuale finanziamento rateizzato, se indica quali moduli e la tipologia dell’inverter che verrebbero utilizzati.

I “venditori” che informano in modo approssimato i loro potenziali clienti non fanno altro che mettere in cattiva luce le nuove tecnologie che hanno ridotto negli ultimi anni in maniera significativa i costi, danneggiano il mercato, a discapito delle aziende e professionalità serie.

Nell’esempio di cui sopra, ci sono due aspetti che non rispondono ai criteri fondamentali di progettazione:

  1. La scelta della taglia dell’impianto. Un impianto da 4,5 kWp è esageratamente sovradimensionato per le esigenze di quella tipologia di famiglia: produrrà (in zona centro Italia) almeno 6000 kWh/anno (contro i 2000 di effettivo consumo). Una scelta di questo tipo allungherebbe i tempi di ammortamento dell’impianto, visto che la gran parte della produzione non andrebbe all’autoconsumo, ma verrebbe ceduta alla rete elettrica con un conseguente introito molto ridotto; forse ne basterebbe uno da 1,5÷3 kWp, quindi meno costoso; magari si potrebbe considerare anche un piccolo solare termico per la produzione di ACS.
  2. Il prezzo dell’impianto. Che per un impianto di quella potenza il costo chiavi in mano dovrebbe essere compreso tra 8.000 e 9.000 euro (iva inclusa).

Oggi la proposta corretta prevede il dimensionamento dell’impianto su misura dei consumi elettrici reali con l’eventuale aggiunta di altra tecnologia che interviene per ottimizzare gli altri consumi energetici (termici).

È opportuno “per l’utente” un impianto su misura, dimensionato in base ai propri consumi e in base alla latitudine e alla radiazione solare disponibile, magari considerando gli eventuali consumi elettrici futuri, ad esempio per l’installazione di pompe di calore elettriche, di condizionatori o di piastre ad induzione per la cottura.

Va considerata anche la possibilità di massimizzare l’autoconsumo: utilizzare direttamente, senza farla passare per la rete, quanta più possibile l’energia prodotta dall’impianto FV; l’autoconsumo di una famiglia si può aumentare, spostando nelle ore più soleggiate tutti quei consumi elettrici gestibili, come lavastoviglie, lavatrici e asciugatrici.

Esistono anche sistemi di domotica capaci di gestire gli elettrodomestici in funzione della produzione istantanea dell’impianto FV e la possibilità di dotare l’impianto di un sistema di accumulo.

Per concludere, si consiglia agli utenti di impianti domestici di diffidare da chi offre preventivi standard senza un vero sopralluogo e un’attenta analisi dei consumi energetici presenti e futuri.

Salvatore Puglia – Direttore di CON.SI